2008/02/18
Elezioni? Una proposta della Rete dei Nuovi Municipi
1. Promuovere la democrazia partecipativa, le pari opportunità e i bilanci di genere come forma ordinaria di governo
E' ormai matura la scelta di attivare nuove forme di democrazia partecipativa come regola permanente di governo. La crescita del protagonismo sociale e la forte domanda di partecipazione, la diffusione di esperienze di partecipazione nelle forme e negli ambiti più diversi (Bilancio partecipativo, bilancio di genere, agende 21 locali, Contratti di quartiere, Programmi complessi, Conferenze d'area, Consulte specifiche, Piani strategici, Patti territoriali, Progetti integrati di sviluppo locale, Piani di sviluppo locale, Gal, Contratti di Fiume, ecc), che si accompagna alla crisi di rappresentanza degli istituti di democrazia delegata, ha reso questi strumenti fondamentali per ricostruire un solido legame fra bisogni sociali e istituzioni, per restituire spazio pubblico di decisione sui destini della città e del territorio in maniera uguale per uomini e donne, per includere gli interessi dei più deboli, dei migranti, delle diversità culturali nel progetto di futuro della comunità locale.
2. Dare poteri, struttura e nuovi statuti alla partecipazione
Tuttavia tutte queste forme di partecipazione rischiano di restare consultive, parziali, sovrapposte, settoriali, non comunicanti e soprattutto affidate alla sensibilità del singolo amministratore.
La Rete del Nuovo Municipio invita pertanto i candidati ad esplicitare nei programmi elettorali la promozione di istituti di partecipazione a carattere decisionale come forma ordinaria di governo.
Non è inoltre sufficiente che vengano rese partecipate singole politiche settoriali: è necessario che i municipi promuovano progetti intersettoriali e integrati.
Forme di democrazia partecipativa socialmente allargata, coordinate fra settori di intervento e fra livello comunale e sovracomunale, dovrebbero consentire di superare la frammentazione degli attuali istituti per attivare i diversi attori sociali verso l'autogoverno locale. L'obiettivo è costruire una cultura di governo in cui sia presente quotidianamente nelle decisioni del municipio il benessere e il ben vivere degli abitanti, il futuro della città e del territorio. Questa costruzione passa attraverso l'ascolto dei soggetti più deboli (bambini, anziani, adolescenti immigrati, giovani famiglie, ecc), l'estensione della rappresentanza di genere e il confronto con le esperienze di autoorganizzazione degli abitanti nel territorio.
A questi obiettivi richiediamo di finalizzare la revisione degli statuti comunali, dando legittimità, risorse economiche, tecniche e procedurali a nuove forme di democrazia partecipativa, con poteri deliberativi, in grado di attivare il ruolo propositivo e progettuale della pluralità di organizzazioni e di autorappresentanza della società civile.
3. Governare dal basso attraverso i municipi in rete
La crescita di istituti democratici che rafforzano i legami sociali e sviluppano potere di autogoverno del municipio aiuta i comuni a rifiutare politiche sociali, economiche, territoriali imposte dall'alto, e ad opporsi all’attacco portato negli ultimi anni alla organizzazione municipale del welfare, dei beni pubblici e della gestione del territorio.
Vi proponiamo di promuovere il governo dal basso di queste politiche associando i comuni in reti sempre più numerose di cooperazione intermunicipale per affrontare in modo integrato i problemi di importanza sovralocale; rivendicando il diritto alla autorganizzione democratica dell'associazione fra comuni anche nei rapporto con le altre istituzioni, sostenendo una nuova concezione (che ha radici antiche) del federalismo fondato sui municipi.
Questa forma di federalismo attivo è possibile solo garantendo una maggiore autonomia finanziaria dei comuni. La crescente riduzione in atto di questa autonomia, rende sempre più modesti i margini decisionali (e dunque pleonastica la partecipazione sociale alle decisioni sul bilancio comunale) e consente il prevalere dell'autoritarismo gerarchico dei poteri statali ed economici che si è espresso attraverso i condoni, le grandi opere, la distruzione dei beni pubblici, il taglio delle strutture sociali di base.
4. Promuovere lo sviluppo locale autosostenibile attraverso il coinvolgimento attivo degli attori sociali ed economici
A fronte dei processi di globalizzazione economica che tendono ad allontanare le decisioni dalle istituzioni locali, a subordinare le politiche locali al comando dei mercati globali, i quali bruciano nella competizione risorse economiche e ambientali, è fondamentale che i processi di democrazia municipale siano finalizzati alla salvaguardia e alla valorizzazione delle identità locali, delle peculiarità e della qualità delle risorse ambientali, territoriali e umane. Solo la valorizzazione consapevole e non distruttiva di queste risorse può consentire la costruzione condivisa di modelli di sviluppo realmente sostenibili che producano ricchezza durevole, nell’ambito di un mondo plurale.
In questa direzione i processi partecipativi su cui vi chiediamo l'impegno non riguardano solo le questioni abitative, dei servizi pubblici, dell'ambiente, ma anche il coinvolgimento attivo degli attori socio-economici locali, nel campo dell'agricoltura, dell'artigianato, della piccola impresa, del commercio, della comunicazione, della formazione, della cultura; ciò si rende necessario affinché la comunità locale possa partecipare non solo a progettare il proprio futuro, ma anche a costruirlo direttamente, con le proprie mani, con la propria mente, con i propri saperi.
5. Sostenere le economie solidali, le imprese e la finanza etica
In questa direzione, per consentire ad ogni comunità locale di costruire un reale autogoverno del proprio futuro, sollecitiamo i futuri governi municipali a restare autonomi dai grandi poteri economici sovraordinati, dalle multinazionali di profitto a sfondo speculativo, che producono crescenti effetti di impoverimento delle persone, mercificano, consumano, distruggono risorse locali sociali, ambientali, territoriali. Ciò si rende possibile se il municipio acquista forza agevolando, promuovendo, attivando attori e forme di produzione e di consumo che costruiscano nel territorio economie solidali fondate sulla valorizzazione delle risorse locali.
Si stanno moltiplicando nel territorio imprese a valenza etica nel campo dell' agricoltura biologica, tipica e didattica, della cura e del restauro del territorio e della città, del mutuo soccorso (banche del tempo) della produzione e gestione di servizi ambientali, sociali, culturali; nell'artigianato, nel commercio equo, nella finanza etica, nel turismo responsabile, nella produzione di informazione, di cultura, ecc. Auspichiamo dunque che i nuovi programmi di governo municipale, dando voce a questo universo di imprese a finalità sociale ed etica e non solo alle imprese di profitto, contemplino la costruzione di nuovi sistemi economici a base locale, attivando laboratori sperimentali locali di economia solidale e di eccellenza con tutti i nuovi soggetti del lavoro sociale e etico.
6. Il progetto ecologico per una città di città e l’alleanza città/campagna
Ogni città, piccola o grande, deve essere dotata di spazi pubblici, di luoghi della comunicazione per la realizzazione della comunità urbana; di alta qualità dell'ambiente urbano; di piazze e strade vivibili con ampie zone pedonali; di complessità produttiva e di servizi; di centri sociali e commerciali "naturali" e di reti di vicinato per rivitalizzare la centralità dei nuclei storici, e attribuire ruoli pubblici alle aree delle periferie; di relazioni di scambio con il proprio territorio agricolo per realizzare alta qualità alimentare e ambientale.
L'obiettivo di questa alleanza fra municipio e società locale, urbana e rurale, è realizzare modelli di vita e di consumo autosostenibili: che siano cioè in grado di ridurre l'impronta ecologica e la pressione ambientale cambiando gli stili di vita e di consumo verso il risparmio energetico, il consumo critico, la valorizzazione dei prodotti equo solidali; chiudendo a livello locale i cicli dei rifiuti, dell'energia, dell'alimentazione, delle acque; attuando una nuova alleanza fra la città e il proprio territorio rurale; sostenendo il proprio sviluppo a partire dalla valorizzazione della peculiarità dei propri patrimoni ambientali, territoriali e sociali; creando reti con altri Comuni (municipalismo solidale e federato) per realizzare sistemi economici locali fondati sulla identità locale e la tipicità dei prodotti e per attivare scambi solidali nel mondo.
7. Un lavoro non precario ed una gestione pubblica e sociale dei servizi
Richiediamo ai candidati di affrontare nei programmi i grandi temi della precarizzazione crescente del lavoro e delle logiche mercantili e di profitto nella produzione e gestione dei servizi pubblici, potenziando in forme nuove e partecipate il ruolo imprescindibile dell'ente pubblico, proponendosi nuove relazioni produttive per la valorizzazione stabile dell'impresa a finalità sociale, accogliendo nella produzione e gestione dei servizi le potenzialità offerte dalla società locale (volontariato, associazionismo, cooperazione sociale) e promuovendo nuove forme lavorative (oltre la legge 30) che garantiscano stabilità contrattuale; individuando forme di democrazia municipale nel governo e nella gestione dei principali servizi alla persona, a partire dall'acqua come bene comune pubblico, non mercificabile, insieme alla tutela della salute e dell'ambiente, all'istruzione, all'assistenza, alla casa.
8. Ricostruire il legame sociale contro vecchie e nuove povertà ed esclusioni
Un vero processo di autogoverno locale si può realizzare se la coesione sociale non si sgretola per effetto delle crescenti polarizzazioni sociali in atto, degli squilibri e disequità tra le condizioni di vita dei cittadini. La ricostruzione di legame sociale ha come prerequisito una forte ed ineludibile azione di contrasto delle nuove e delle "vecchie" forme di povertà, all'origine di gravi fenomeni di esclusione.
Per questo è fondamentale inserire nei programmi elettorali una decisa politica volta alla redistribuzione dei redditi a favore delle fasce meno abbienti sia con una forte progressività delle imposte e dei tributi, sia con lo sviluppo dei servizi sociali, ambientali, urbani guidati dal governo pubblico per la produzione e gestione di beni collettivi; prevedendo una maggiore valorizzazione del capitale sociale, come risorsa essenziale nella gestione dei servizi.
9. Favorire l’organizzazione di una società multiculturale
L'autogoverno locale non si realizza, in una società multietnica e multiculturale, senza la piena inclusione di tutte le forze attive nella cittadinanza, a partire dal riconoscimento della centralità della persona e della comunità senza distinzione di genere, nazionalità, religione, preferenza sessuale.
L'immigrazione è uno dei fenomeni più rilevanti degli ultimi anni, destinato a modificare il territorio, la struttura dei servizi, l'organizzazione del mondo del lavoro, le politiche della casa.
Vi sollecitiamo per questo ad attivare politiche locali volte alla valorizzazione di forme di partecipazione dei migranti alla vita pubblica locale e di autorganizzazione per l'incontro tra immigrati e residenti, con il diritto di voto esteso a tutti i residenti.
Vi invitiamo infine a promuovere politiche del lavoro e dell'abitare che non siano solo volte all'eliminazione della discriminazione nel mercato della casa e del lavoro, ma anche alla costruzione di nuove forme dell'abitare e della produzione di beni che valorizzino le peculiarità (culturali, artistiche, produttive, di stili di vita) di ogni cultura come risorse di scambio per tutta la comunità. Questa valorizzazione richiede che siano attivate nuove forme di welfare in cui impresa, lavoro e assistenza, siano finalizzati alla sperimentazione di progetti e servizi includenti i soggetti deboli o emarginati.
10. Esercitare liberi saperi in libera informazione
Vi invitiamo a promuovere e a sviluppare nella pubblica amministrazioni sistemi di gestione dell'informazione al di fuori delle logiche del copyright e delle grandi multinazionali, con facilitazione dell'accesso alle tecnologie informatiche, all'autoproduzione di informazione, promozione delle televisioni di comunità e di quartiere. Dare vita a uno scambio di conoscenze attraverso l'azione; e' il concepire che non c'e' espressività se non c'è attivamente messa in gioco del proprio corpo, della propria mente, della propria capacita' di relazionarsi collettivamente.
Vi proponiamo di costruire luoghi della comunicazione partecipata nelle periferie o nelle frazioni, luoghi pubblici dove ogni forma di espressione creativa non sia vincolata dalle logiche di profitto, ma sia orientata a stimolare la reale sperimentazione sui linguaggi espressivi al di fuori di ogni censura e appartenenza gerarchica; dove si possa realizzare un territorio di incontro e di dialogo aperto, fra tanti partecipanti a un processo collettivo e orizzontale, in cui l'azione di ogni singolo individuo da' origine a un mosaico di conoscenze realmente accessibili a tutti, da tutti utilizzabili e modificabili.
11. I municipi per la pace e la solidarietà internazionale
Un governo locale che promuove processi di crescita della società locale, promuove sviluppo del benessere dei suoi abitanti producendo beni e servizi che elevano la qualità della vita, costruisce le condizioni per comunicare con il mondo attraverso forme di cooperazione decentrata, per realizzare scambi solidali con il sud del mondo, per promuovere forme di diplomazia dal basso per la pace, la cooperazione e la solidarietà dei popoli.
L'unione dei municipi nel rifiuto della guerra e nella costruzione dal basso dei fili di una rete mondiale che pratica la pace costruendo forme di cooperazione sistematica e scambi solidali può essere un evento altrettanto importante, che amplifica e consolida le indicazioni di una pratica sociale già in atto.
Elezioni? Una proposta di Carta
Elezioni? Una proposta di Carta
Avremmo una proposta da fare. Se volete, se ne può discutere. Si tratta di trovare il modo di rovesciare in azione positiva la disillusione, la noia e la rabbia che provocano in tanta gente i partiti e il sistema politico in generale. Per riassumere: prima ci fu il programma dell’Unione, a cui in qualche modo molti collaborarono, poi le elezioni, nel 2006, vinte d’un soffio dal centrosinistra. Da quel momento, quasi solo disillusioni, noia e rabbia. Con qualche eccezione, è vero, ma a tirare le somme il saldo è piuttosto negativo. E la sinistra in particolare, che avrebbe dovuto ridurre il danno, lo riduceva sì, ma solo per Prodi. Non faccio l’elenco, perché tutti sanno di cosa si sta parlando.
Già, ma «noi» chi? Quel che abbiamo visto, negli anni, è che esistono zone sociali molto varie ma accomunate dalla ricerca di un altro modo di vivere, di decidere insieme e di avere a che fare con l’ambiente. Qualcuno chiama questa parte della società «movimenti», talvolta «pacifismo», alter ancora «comunità locali», oppure «associazionismo», «lavoratori», «precari». Per semplicità, noi diciamo «società civile». Come la si voglia chiamare, questa parte della società, che fa parte di reti [il Patto di mutuo soccorso, il movimento per l’acqua, ecc.] o anche no, ha nei riguardi della politica, delle elezioni, una relazione ambivalente. Per un verso non ne sopporta più linguaggi, discipline e finalità. Per l’altro verso ne dipende, come se quello fosse l’esclusivo ambito da cui ci può aspettare, prima o poi, un qualche cambiamento. Ne deriva che movimenti cittadini e sociali oscillano tra «chiedere» questo o quello ai loro «rappresentanti», e rifiutarli nella speranza di fare da soli. E gli individui sbandano tra il votare il meno peggio per abitudine, per cultura, per disperazione, o non votare affatto. Nelle elezioni locali si tentano liste e candidati «altri», anche
con successo, ma in quelle nazionali pare impossibile.
Dopo l’esperienza di questo governo il fossato si è ulteriormente allargato. E a non molto servirà agitare lo spettro di Berlusconi, per lo meno all’inizio della campagna elettorale. E poi il Pd «corre da solo» e dunque è caduta l’apparenza dell’«unità», e le sinistre non danno mostra di agilità e coraggio nel mettersi insieme.
E allora, che si fa? Si può lasciare che passi l’ennesima ondata di marea delle campagne pubblicitario-elettorali, per poi ricominciare a darsi da fare, anche se probabilmente in un contesto peggiore. Oppure si può cercare il modo di «usare» la campagna elettorale. Questa è la proposta: reti, movimenti, associazioni, sindacati, singole personalità un bel giorno, presto, si riuniscono e discutono di come condurre in tutto il paese, città per città, un’altra campagna. La quale consisterebbe nel fatto che tutti, nelle loro diversità, concordano su un testo, un «programma», che disegni la società e la democrazia che vorremmo; e che tutti si impegnano a diffonderlo e a discuterlo in giro per l’Italia. Poi, ciascuno metterà l’accento sulla parte del «programma» che trova più coerente con sé, e in ogni città o territorio si tradurranno quelle proposte nella situazione che c’è lì. Immaginate decine, centinaia di incontri e di azioni che tutte insieme dicano: noi, così diversi tra noi, abbiamo ciò nonostante una proposta da fare a tutti i cittadini. Che si decida di votare per questo o per quello, o di non votare affatto, noi badiamo alle cose, a come cambiare il nostro modo di vivere.
Si tratterebbe di una «campagna» indipendente e parallela a quella dei partiti, che non si propone di chiedere o imporre candidature, o di barattare voti. E se persone iscritte a partiti, o gruppi locali, volessero partecipare all’altra campagna, bene, ma come una parte tra altre, alla pari.
Così, forse si farebbero due passi in avanti. Il primo: reti, movimenti e persone, cittadini che spesso non si conoscono avranno la possibilità di capirsi, di sentirsi parte di una nascente comunità democratica. Il secondo aumenterebbe la possibilità di resistere agli assalti di Berlusconi [e di chiunque]. Avanziamo questa proposta con semplicità. E se sarà un buco nell’acqua, peccato: ci riproveremo in un’altra occasione.
Pierluigi Sullo [da Carta 4/08 in edicola dall’8 febbraio]
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